Pornoromanticismo e letteratura

La masturbazione è la più alta espressione di libertà – dietro alla quale si piazza soltanto la letteratura (che purtroppo ha regole troppo ferree e impedienti per reggere il confronto).
Piperno [2005]

Devo ammetterlo: faccio fatica, ultimamente, a comprare romanzi. Mi prefiggo di leggere alcuni classici trascurati durante gli anni liceali, ma poi quei libri rimangono inesorabilmente sullo scaffale. D’altronde, come disse Eco, una buona biblioteca domestica è composta da libri che si sono letti, da altri che si vogliono leggere e altri ancora che non si leggeranno mai.

Ero a Milano e, sfogliando la rivista “Linus”, trovai una recensione al libro “Candore” di Mario Desiati. Mi colpirono le risposte dell’autore, quasi un filologo del porno amatoriale e professionistico, ma soprattutto rimasi affascinato da quel titolo: Candore: s. m. Bianchezza immacolata e splendente; fig., purezza, innocenza, ingenuità (Devoto-Oli).

Vado alla Feltrinelli e decido di comprarlo. In realtà, dati i prezzi della narrativa contemporanea, avevo pensato di rubarlo. Ma stavolta non sovverto la filiera del capitalismo dell’editoria.

“Candore” affronta la storia della pornografia degli ultimi trent’anni in Italia: dai giornaletti porno ai club per scambisti, finendo con i forum e il porno online.

Senza indulgere troppo in analisi sociologiche, ricordiamo che la pornografia è probabilmente il maggiore colosso del capitalismo contemporaneo (con un fatturato inferiore solo al mercato delle armi, sic!).

In “Candore” è però espunto il sesso, e raramente ci si imbatte in momenti pruriginosi. Martino Bux, un meridionale trasferitosi a Roma, scopre il mondo del porno negli anni inconcludenti dell’università. Burrascoso il rapporto con la famiglia, con la quale taglierà definitivamente i rapporti una volta giunto nella metropoli romana. E questo, freudianamente, già potrebbe suggerirci qualcosa. Ma lasciamo la libido agli psicologi delle letteratura.

Martino si muove in una Roma spettrale, una città del “mondo di mezzo” (Carminati dixit), caput mundi della Chiesa e della precarietà, nonché della peccaminosa vita notturna. Dopo aver presentato una tesina sul rapporto Siffredi-Pasolini, Martino Bux si perde nei meandri dei locali a luci rosse, girovagando tra lavoretti precari (e in questo il romanzo può essere davvero definito “generazionale”) e una insaziabile solitudine – e qui ricorre il Pasolini, talvolta evocato, che sospirava: “L’indipendenza che è la mia forza, implica la solitudine che è la mia debolezza”.

Il sesso, per il protagonista di questo romanzo, è un pretesto, come per Pasolini:

“Per quanti siano gli incontri […] non sono che momenti di solitudine
più caldo e vivo è il corpo gentile
che unge di seme e se ne va
più freddo e mortale è intorno il diletto deserto” (“La solitudine”, P.P. Pasolini)

Il corpo è presente nel romanzo nella misura in cui è un corpo ‘pornografico’ popolato da reggicalze, pizzi, corpetti, uniformi. L’uniforme rimanda anche ad un universo in cui il sesso è vissuto come “colpa” (in una città popolata da preti e porporati!). Anche con la prima fidanzata Martino non riesce a scindere l’universo pornografico da quello reale e vede la sua ragazza in quel suo camice bianco da infermiera un soggetto da fantasie erotiche. Ma non si pensi che Martino sia incapace di amare: egli ama molte donne, e quando lo fa è tenero, dolce, candido. Cioè: genuino, nonostante le insicurezze.

Il romanzo procede con toni cupi, sotterranei, oscuri come la notte di una Roma sozza, sporca e perfida. Seguiamo le vicende del protagonista in un crescendo talvolta tetro, ma sempre squallidamente realistico.

Per chi si aspetta, indugiando sul titolo, un romanzo erotico da leggere con una mano (e l’altra impegnata in qualcos’altro) resterà deluso. Per quello ci sono i giornaletti porno nelle edicole (li vendono ancora?) o squallidi romanzi erotico-sentimentali. “Candore” è un romanzo da vivere, con un finale epico.

Martino è un personaggio nobile perché vero, disilluso ma che – nonostante tutto – ha fede in un mondo ideologicamente svuotato. La sua fede è il porno e la sua mistica lo porterà ad avere un’illuminazione letale: un po’ come il maschio del pesce lanterna che muore durante l’accoppiamento. La femmina, cioè la sua anima, continua invece a vagare negli abissi del mare.

Roma, marzo 2017